lunedì 24 febbraio 2014

Kiev: fotoricordo e tute mimetiche.

Le immagini da Kiev di questo 24 febbraio 2014. Da una parte c'è la vita che ricomincia ad andarsene in giro per le strade, le vecchiette e le donne con i tacchi, chi fa la spesa e chi si beve una birra, come le due ragazze sedute su un muro. Ci sono le fotoricordo, con le barricate a fare da sfondo, per una coppia di giovani e un'altra, invece, un po' più elaborata, diciamo così. E poi c'è un'altra realtà che sto cercando di capire, siccome in Ucraina non ci sono mai stato e fino ad oggi ho seguito soltanto le rivoluzioni nel mondo arabo. Questa realtà "altra" è fatta di tute mimetiche che diventano sempre più numerose. Ci sono sempre più uomini in divisa militare in giro per il Maidan, la piazza della rivoluzione a Kiev. Appartengono a gruppi diversi, dal "Right Sector" ad altre formazioni. Sono tutti gruppi che non nascondono un'indole di destra, una destra chiaramente (e dichiaratamente) radicale, anche se poi le definizioni passano attraverso parole come "nazionalismo". Un nazionalismo che va capito, credo, come affermazione di una autorità del Paese nei confronti delle attenzioni interessate della Russia. Un nazionalismo da capire anche come uno schierarsi dalla parte di ciò "che è bene per la nazione", quindi per l'Ucraina. Sullo sfondo ci sarebbe quindi il desiderio di affrancarsi da una cultura politica che interpreta il potere come la scorciatoia per fare affari e arricchirsi. Eppure, tutte queste tute mimetiche, i quartieri generali dei singoli schieramenti che si insediano dentro qualche negozio del centro, il reclutamento di giovani (senza lavoro, senza prospettive, senza un ruolo da esprimere, individualmente e collettivamente), le squadre dei "vigilantes" che proteggono il Maidan e che ricevono un'istruzione veloce, in fila per due e vanti marsch.: fanno uno strano effetto. È come (non vorrei esagerare) s ela macchina del tempo ci riportasse indietro. C'è una nota stonata, ma mi sbaglierò. C'è un posizionamento ideologico eccessivo che mi pare stia risucchiando gli ideali espressi dalla piazza prima e durante i giorni di sangue appena trascorsi. Di chi è la rivoluzione? Chi la incarna? I movimenti di destra erao in prima fila contro le forze speciali della polizia. Chiederanno che il loro ruolo sia riconosciuto. I loro rappresentanti politici (in Parlamento) vengono definiti "non credibili". Chi è allora credibile? Gli istruttori paramilitari che si vedono nelle strade? A Kiev, la situazione è in movimento, una dinamica delicata e forse a rischio. Qualcuno oggi mi diceva che ci saranno altri scontri, in futuro, perché "i nostri politici, in Parlamento, vogliono farsi anch'essi soltanto i propri affari". È realistico questo parallelo: in Ucrania siamo al punto in cui erano gli egiziani quando se ne è andato l'ex presidente Mubarak. Rimane però tutto il resto: il sistema. Soltanto che qui non c'è un esercito con voglia di golpe, morbido o insanguinato che sia. Ci sono invece, mi sembra, dei gruppi fortemente connotati sotto l'aspetto ideologico, espressi dagli uomini in tuta mimetica. Siamo indubbiamente su posizioni di destra dura. Attraversando la barricata della penultima fotografia, oggi uno di questi uomini ha fatto un saluto nazista. Non ho avuto il tempo di fermarlo in immagine, ma ho visto chiaramente questo saluto. So che ci sono moltissimi ucraini, soprattutto giovani, che credono in questa rivoluzione come espressione di un desiderio di uguaglianza che sia incarnato da un sistema politico (il più possibile) corretto e democratico. Quanto contano, davvero? La vera domanda è questa. Non mi pare che occorrerà molto tempo per capire dove andrà il paese e quindi per trovare una risposta. Giovedì scriverò ancora da Kiev in un reportage sulla Regione Ticino. (Proprietà fotografica Weast Productions, 2014).












































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