giovedì 20 marzo 2014

Carri armati e olio di ricino.

© 2014 weast productions
Fare finta di niente nuoce gravemente alla nostra salute e a quella di chi ci sta attorno.

Andiamo subito al punto: in rete circola il video del "defenestramento" del direttore della Televisione Nazionale Ucraina, Oleksandr Panteleymonov. Un gruppo di parlamentari del partito Svoboda (ultranazionalista, ultradidestra, molto altro ancora) è entrato nel suo ufficio e dopo una discussione (si fa per dire) iniziale, è passato alle vie di fatto, anzi è venuto alle mani: un paio di sberle al direttore, qualche spintone per fargli firmare una lettera di dimissioni. Panteleymonov ha avuto il torto di trasmettere in diretta il discorso con il quale il Presidente Putin celebrava l'"annessione" della Crimea. Il video è visibile QUI, l'aggressione inizia a 4.34 min.

Osservazione 1:  Svoboda fa parte della coalizione che compone il governo ad interim ucraino. QUI è disponibile una fotografia che mostra il primo ministro provvisorio Arseny Yatseniuk (invitato a Bruxelles - NATO - e a Washington) sorridere e stringere la mano al leader di Svoboda Oleh Tiahnybok in occasione della firma dell'accordo di coalizione parlamentare nell'ottobre del 2012. 

Osservazione 2: il governo provvisorio ucraino ha commentato l'aggressione nei confronti del direttore della TV nazionale precisando che verrà fatta luce attraverso un'inchiesta del Procuratore generale. Interessante: questa carica è controllata dal partito Svoboda, lo stesso al quale fanno riferimento i parlamentari autori del defenestramento del direttore della TV. 

Osservazione 3: Weast TV sta seguendo a tappeto la copertura giornalistica (talk shows inclusi) che la Germania riserva alla crisi in Ucraina e Crimea. Lo facciamo perché la Germania è il solo paese in Europa in grado di combinare (o anche NON combinare) qualcosa in funzione di una distensione con Mosca in funzione di una possibile (ipotetica) gestione della polveriera ucraina. In un paese che, per la sua storia, dovrebbe essere sensibile alla questione "estrema destra", "ipernazionalismo", "derive neonaziste" (Svoboda rientra nelle tre categorie), non si trova praticamente nulla, o ben poco, diciamo qualche superficiale e frettolosa osservazione su chi in Ucraina sta, certo insieme ad altre formazioni, al potere (teoricamente fino alle elezioni di maggio). 

Osservazione 4: collegata all'osservazione 3. L'informazione è un virus contagioso. Lo prendi e non sai nemmeno da chi e come. Le testate tedesche stanno dicendo tutte pressoché le stesse cose sull'Ucraina, sulla Crimea, su Mosca. Inizia uno (stiamo semplificando, okay?), che dà il "la" e gli altri seguono. Non succede soltanto in Germania, succede ovunque. L'informazione funziona come una fotocopiatrice: serve un po' (nemmeno tanto) affinché si crei e si consolidi la "versione ufficiale dei fatti", quasi sempre prodotta dagli spin doctors e portavoce e leader dei governi. L'informazione abbocca e ripete. E fotocopia: sempre più voci si aggiungono al coro, tutte intonate. E tutte impostate su quanto diciamo nell'Osservazione 5.

Osservazione 5: all'essere umano è difficile sottrarsi a una visione del mondo bipolare, il bianco da una parte, il nero dall'altra, i buoni e i cattivi, il torto e la ragione. Ai media è impossibile. Vivono di questa terrificante semplificazione. Osservate quanto si sta dicendo e scrivendo sull'Ucraina, la Crimea e la Russia: è un laboratorio a cielo aperto, una straordinaria opportunità per osservare, da vicino e dal vivo, come nasce l'informazione. 

Osservazione 6: siamo stati tutti (iperbole) sul Maidan, abbiamo visto anche quanto è successo in Crimea. I giornalisti non sono (necessariamente) fessi, nemmeno quelli tedeschi (parliamo di loro perché, come detto, ci stiamo concentrando sulla produzione mediatica tedesca). Perché, allora, si comportano come se fessi lo fossero per davvero? Perché tacciono ciò che non possono non vedere, non avere visto? Per due motivi: l'informazione deve essere semplice, leggibile (o ascoltabile, guardabile), rapida, superficiale. La complessità è, per l'informazione, come una vasca piena d'acqua per un gatto. Secondo motivo: autocensura. Esiste, nella testa di ciascuno di noi, una lettura del mondo, una sua interpretazione, una proiezione personale. Quando la realtà contraddice questa intima costruzione, quando eventualmente la minaccia, per evitare un terremoto (o eventuali lavori di ristrutturazione), meglio censurarsi. Fare finta che tutto quello che inquieta (contraddice, minaccia, ecc.) non esista. Succede per la crisi ucraina. 

Osservazione numero 7: avevamo scritto, tempo fa, da Kiev di avere visto qualcuno, in tenuta paramilitare, fare il saluto nazista per strada. Non siamo verginelle che arrossiscono per poco, ma questa esperienza ci aveva allarmati. Ne avevamo parlato con qualche giovane ucraino, chiedendo che cosa pensasse di questo episodio, dei gruppi di estrema destra in circolazione, con i crani rasati, ecc. Ne avevamo tratto l'inquietante conclusione che gli ucraini "normali", i moderati, quelli che pure c'erano numerosissimi sul Maidan, sottovalutassero la questione "destra dura", la minaccia da essa incarnata. L'attacco al direttore della TV, documentato nel video di cui nessuno finora ha smentito l'autenticità, è una trasparente manifestazione di questa minaccia. Simbolica, diremmo: olio di ricino e manganello a comporre un messaggio indirizzato alla stampa libera, che in parte esiste in Ucraina, vedi, ad esempio, le considerazioni espresse sui politici entrati nel governo provvisorio dal Kyiv Post, cliccando QUI

Osservazione numero 8: e Putin? Putin si comporta nello stesso modo, fomenta le stesse energie sotterranee (e nemmeno tanto) in Crimea e nel resto dell'Ucraina russofona. In un prossimo contributo affronteremo l'affascinante aspetto della "messa in scena speculare" della realtà di cui Putin è stato, in Crimea, l'autore e il regista. Torniamo, tuttavia, a Putin e alla sua "annessione lampo" della Crimea. Il problema è che sembriamo sorpresi, che l'Europa, gli USA, ecc. sembrano sorpresi che il Presidente russo sia stato capace di tanta sfrontata audacia. Curioso. Lo hanno sfottuto da non più poterne fino a Sochi, gli hanno rovesciato addosso una infinità di servizi "giornalistici" sull'inquinamento ambientale, la corruzione, gli operai pagati poco o non pagati, le Olimpiadi ai Tropici, la neve artificiale. Pensavano che fosse una macchietta, una Matrioska col grembiulino. Putin ha richiamato tutti alla politica. Quella dura, quella reale, quella che fa paura, la politica che non teme il frastuono dei carri armati, anzi è come se lo evocasse. Pensavamo che il Kaiser fosse la Merkel, con le sue corazzate fatte di euro, debiti e prestiti, "Rettungschirme" e filippiche, paesi affondati e paesi ripescati. Pensavamo di poterne uscire così, in fondo bene, anche se in mutande, ma vivi e convinti che la guerra o la sua ombra tocca ormai soltanto agli altri, quelli per fortuna lontani. Putin ci ha strappati a questo (in fondo) mediocre sogno. Ci siamo svegliati con gli slip e con addosso una paura blu: non starà per caso arrivando la guerra? Chi lo sa? Putin ci ha messo di fronte a un dato di fatto, che abbiamo rimosso, al quale non vogliamo pensare: la guerra è sempre la conseguenza di calcoli fatti male ed è, di tutte le azioni di cui l'uomo è capace, una delle più agevoli, più semplici, forse (in modo terrificante) più naturali.

Osservazione numero 9: ci siamo allungati. Non stiamo dicendo che sta per arrivare la guerra, ma il solo pensarci (pensarla) dovrebbe aprirci gli occhi, innescare qualche ragionamento. Abbiamo altresì aperto un paio di finestre, attraverso le quali osservare la realtà. Abbiamo fatto, come spesso capita, i criticoni, ma non ci ti tiriamo fuori dai criticati, quindi dovrebbe andare bene. 

Sono appunti scritti di fretta e messi dentro una bottiglia. Sempre meglio questi che l'olio di ricino. Segue (senza dubbio). 

domenica 9 marzo 2014

Ucraina: la democrazia dei poteri. Inchiesta.

© 2014 weast productions
Non succedeva da anni: di provare una profonda inquietudine, quasi paura (la gente ha paura). Quanto sta succedendo in Ucraina e Crimea (quanto succederà ancora) inquieta e mette paura agli europei, svizzeri inclusi. Se risulta abbastanza chiaro il disegno del presidente russo Putin, non possiamo dire altrettanto guardando a Europa e Stati Uniti. Che vogliono? Ufficialmente democrazia e libertà per questo Paese. Due parole e due valori che per definizione significano anche indipendenza, autodeterminazione. E allora, di nuovo: se è chiaro che Putin vuole (perlomeno) la Crimea, Europa e USA cosa vogliono? Non ufficialmente vogliono l'Ucraina (andrebbe bene anche senza Crimea). Se le cose stanno davvero così, abbiamo perlomeno un problema con la versione ufficiale degli obiettivi di Europa e Stati Uniti in questa crisi. In un post su Faccia da reporter del 5 marzo scrivevamo:

Vanno di moda le democrazie basate sul portafoglio. È il primo (e non scritto) articolo di una Costituzione globale che viene esportata dentro la carta regalo dei diritti universali, dello sviluppo sociale ed economico, della parità fra i generi, dell'educazione, eccetera. Andrà a finire così anche in Ucraina, perlomeno all'inizio, che finisca sotto l'ala protettrice di Mosca o quella dell'Occidente.

Nel 21esimo secolo abbiamo imparato che l'esportazione della democrazia (il sapore commerciale della formula avrebbe dovuto allarmarci subito) avviene in modi diversi: attraverso una guerra di invasione oppure attraverso il sostegno di singole persone o organizzazioni attive in un paese da democratizzare. Questo secondo scenario è quasi sempre affidato a cosiddette organizzazioni non governative (ONG), tanto per non suscitare sospetti. Invasione e sostegno pro-democrazia possono avvenire anche contemporaneamente, nel senso che la guerra spiana la strada per l'arrivo, nel paese invaso, di ONG incaricate di realizzare il “modello democratico” di turno. Siccome, però, molte di queste ONG hanno fra i loro finanziatori (“donors”) anche dei governi, si pone evidente il problema del loro essere davvero non governative e quindi della loro indipendenza. In ultima analisi dei loro obiettivi veri.

La stessa cosa si sta avverando (da tempo) in Ucraina. Prendiamo Vitali Klitschko, che la stampa ha definito il “simbolo” della rivoluzione del Maidan a Kiev. Se chiedi a chi nella Piazza ha protestato, ricevi una risposta diversa, un quadro diverso, un posizionamento ben diverso del personaggio. Per la stampa, per il mondo è invece lui il “simbolo”. Interessante. Se andiamo a vedere la pagina web del suo partito (basta cliccare QUI), che si chiama UDAR, scopriamo, leggendo attentamente, la conferma di quanto scrivevamo poco sopra circa il ruolo che ai governi piace affidare alle ONG. La pagina in questione è quella riguardante i Partners del partito (cliccare QUI). Che cosa scopriamo? Che sono quattro. La Klitschko Brothers Foundation, e poi, di fila, questi: International Republican Institute, National Democratic Institute (entrambe istituzioni americane) e la CDU, il partito della cancelliera tedesca Merkel.

Non la facciamo lunga, l'invito ai nostri lettori è a leggere direttamente i contenuti dei link qui indicati. Tuttavia, due osservazioni sono indispensabili:

1) Sulla pagina d'accoglienza dell'International Republican Institute si legge:
    For more than a quarter century IRI has helped men and women working to bring liberty to their lands.
È una frase molto generica, il cui contenuto è tuttavia lodevole senza riserve. Subito sotto, però, gli obiettivi si chiariscono:

First, IRI works in countries important to U.S. interests, where we can make a difference.

Interessante: l'istituto aiuta, certo, ma soltanto quei paesi che costituiscono un interesse per gli Stati Uniti. Formula molto vaga per dire che questi paesi devono anche costituire un interesse per l'Amministrazione che guida gli Stati Uniti, vale a dire il Governo. Tanto è vero che il Presidente dell'IRI è il senatore repubblicano John McCain. Indipendenza? Neutralità? Democrazia senza secondi fini? In ultima analisi, questi paesi devono servire gli interessi degli USA. La geopolitica funziona così (per la Russia non è diverso).

2) Il National Democratic Institute. Altro sponsor statunitense. Questo però è di area democratica, quindi vicino all'attuale Amministrazione americana. Tanto è vero che la Presidente dell'NDI è la signora Madeleine Albright, ex segretaria di Stato durante il secondo mandato dell'Amministrazione Clinton. Fra le altre cariche, la signora Albright ha anche quella di Presidente dell'Albright Stonebridge Group (con sede principale a Washington), che si occupa di un sacco di cose, come potrete vedere leggendo QUI. Fra gli slogan che compaiono sulla pagina d'accoglienza troviamo questo:

We speak the languages of business and government, translating opportunities and risks into benenefits and rewards.

Più chiaro di così: business e (oppure: con) governi amici che consentano di fare soldi. 

Quindi, concludendo: il “simbolo della rivoluzione” ucraina è sicuramente (fino a prova del contrario) una brava persona che chiede (è vero, da anni) un'Ucraina governata bene e in modo pulito. Eppure, è sponsorizzato da questi attori. Con gli obiettivi che abbiamo visto. Che sia stato anche "creato ad arte"? La domanda è lecita. Un personaggio costruito da istituti potentissimi che ai vertici hanno i personaggi indicati e altrettanto potenti. La realtà che presentiamo qui vale (come realisticamente escluderlo, alla base dei fatti raccolti nel caso in questione?) probabilmente per altri politici usciti dalla "rivoluzione del Maidan" e ora, direttamente o indirettamente, con un incarico nel Governo provvisorio.

Aiutare a far crescere la democrazia in un paese che non la conosce davvero è un'azione lodevole. Si tratta però realisticamente di questo, soltanto di questo in Ucraina, soprattutto di questo? A voi il compito di trovare la risposta, continuando le ricerche e l'approfondimento che WEAST TV ha voluto suggerire. 

Gli elementi che escono da questo scavo ci aiutano a capire meglio la crisi in Ucraina e in Crimea. Capire, anche, come sia facile utilizzare il sogno di libertà e di giustizia di un popolo per ottenere qualcosa d'altro, qualcosa che non riguarda direttamente questo popolo. E allora, concludendo, riformuliamo la domanda d'apertura. Che cosa vuole Putin? Che cosa vogliono l'Europa e gli Stati Uniti? Forse la stessa cosa, ma non lo dicono. Putin utilizza la sua retorica, UE e USA la loro. 

Per curiosità, andate anche sul sito della CDU tedesca, altro sponsor di Klitschko, cliccando QUI. Cosa vi leggiamo? Una citazione della signora Merkel:

Ci battiamo per un'Unione europea che pensi dapprima alle persone.

Davvero? Anche in Ucraina?



sabato 1 marzo 2014

Ucraina: diario "no newes".

© 2014 weast productions.
Sul canale Youtube di Weast TV è ora visibile il primo filmato dl Maidan di Kiev. Potete accedervi cliccando QUI. Ulteriori aggiornamenti dalla situazione in Crimea e nel resto dell'Ucraina a seguire.